COME PEDALARE SUI PASSI DI MONTAGNARiproduciamo di seguito i preziosi consigli del Campione del mondo di ciclismo Bernard Hinault a cui questo sito si ispira. Buona Lettura.
......A differenza del Passista lo Scalatore deve costantemente lavorare con il pedaliere. L'arresto, anche brevissimo della ruota libera ha effetti sensibili sulla velocità. La forza di gravità lo tira per la maglia e la sua energia cinetica é troppo debole per compensare anche la mancanza di una sola pedalata. La pedalata ininterrotta sollecita i muscoli rendendo più difficile l'eliminazione, anche parziale dell'acido lattico. Rizzarsi sui pedali diventa indispensabile: permette di far lavorare altri muscoli del corpo e di far lavorare in modo diverso i muscoli già affaticati e facilità anche gli scatti cosi utili in montagna. E' sopratutto della scalata dei passi che trattiamo qui. Le salite, anche quelle un pò lunghe, si possono percorrere mentendo il passo o con un colpo di reni alla portata della maggior parte degli sprinter di strada. In alta montagna é differente. Ci sono due posizioni tipiche per arrampicarsi seduti: in avanti come molti arrampicatori facevano in passato e indietro alla maniera dei passisti.
ARRAMPICARE SEDUTI IN AVANTI Gli scalatori specialisti modificavano un tempo la sistemazione della sella nelle tappe di montagna. Fu perfino sperimentato prima della guerra un carrello che poteva oscillare senza che il corridore mettesse il piede a terra per alzare e portare avanti la sella. Questo aggiustamento della sella, si spiega logicamente: - L'equilibrio del corpo soggetto a gravità dipende dalla posizione della sella rispetto alla verticale dell'asse del pedalare: quando il suolo é in pendenza la punta della sella si trova spostata dietro a questa verticale di circa 8 mm su una pendenza del 10%. Portando avanti la sella di 1 Centimetro si ristabiliscono le condizioni baricentri che della pianura. - Dato che la scalata fa intervenire più la forza che la velocità diventa possibile alzare leggermente la sella rispetto al valore teorico senza essere penalizzati come sul piano dalla diminuzione della velocità di rotazione delle gambe. - Poiché la resistenza dell'aria gioca un ruolo minore causa la bassa velocità, non é scomodo pedalare con il busto più eretto, cosa che favorisce, fra l'altro, la respirazione. - Si riduce la differenza nella posizione del corpo fra quando ci si rizza sui piedi e quando si é seduti il che facilita il passaggio da una posizione all'altra.
Non é più raccomandabile nel ciclismo moderno cambiare la messa a punto della bici nelle tappe di montagna. Restano le corse solo salita e le scalate a cronometro dove é ancora conveniente avanzare la sella come detto sopra e mettere pedivelle più lunghe per aumentare l'effetto leva.
ARRAMPICARSI SEDUTO INDIETRO La posizione del Passista, come l'abbiamo definita, consente anche di arrampicare e tanto meglio se la sella é sufficientemente alta. Se gli stradisti sentivano un tempo il bisogno di alzare la sella sui passi é perché essa era troppo bassa rispetto agli attuali criteri agronomici. Bene appoggiato in cima alla sella, alla maniera di Fausto Coppi ed Eddy Merckx, con le mani senza contrazione al manubrio, concentrato sulla scomposizione delle fasi della pedalata, tirando con forza sui tacchetti , lo stradista arrampica al passo comodamente, senza dondolarsi e beneficiando della stabilità del suo appoggio sulla sella, il che non sempre avviene allo scalatore seduto in avanti. La maggior parte dei corridori schiaccia il pedale con il tallone, più che sul piano, con un movimento della caviglia più accentuato. Jacques Anquetil fu forse il solo corridore a conservare la pedalata sulla punta anche nelle scalate più difficili, tenendo praticamente la sua posizione di ricerca della velocità.
ARRAMPICARSI IN PIEDI SUI PEDALI Stare in piedi ritti sui pedaliere a rilanciarsi sul piano e scattare in uno sprint ma é nelle scalate che questa posizione assume i suoi titoli di nobiltà. Abbandonando l'appoggio della sella, il Ciclista ridiventa in qualche modo Pedone che cammina con i piedi incatenati ai pedali. A differenza del Pedone, il peso gli serve a spingersi avanti quando pesa con una gamba sul pedale che scende. La risalita dell'altra gamba viene facilitata. Le oscillazioni del corpo alzato sulla sella costano però in termini di energia. Scalare in piedi non può essere un pretesto per per saltare le fasi della pedalata. dato che al punto morto inferiore, quando si é fuori sella é meno facile tirare il pedale all'indietro. Tutt' al più si può approfittare del forte impulso che trasmette alla bici la discesa della gamba che rilancia l'andatura. Rizzarsi sui pedali fa consumare più energia che restare seduti sulla sella, come dimostra il leggero aumento del ritmo cardiaco, ma l'organismo trova i suoi benefici. La modifica locale delle condizioni di lavoro dei muscoli permette di eliminare un poco più di acido lattico e di ricostruire, seppur di poco, il glicogeno, carburante indispensabile dello sforzo intenso e prolungato. Ci sono due modi di pedalare in piedi: si può spostare la parte alta del corpo da una parte all'altra della bicicletta oppure spostare la stessa inclinandola da ciascun lato alternativamente,mentre il copro resta circa stabile allo scopo di porre il pedale discendete più o meno sotto il centro di gravità, due volte per ciclo.
Noi preferiamo il secondo metodo, più economico in termini di energia muscolare. Un semplice movimento alternato delle braccia sufficiente ad operare la oscillazione della bicicletta. Le mani stringono i supporti dei freni tra il pollice e le due dita eseguenti in deconcentrazione mentre la mano opposta al pedale discendete respinge il manubrio, l'altra mano tira sull'altra leva, a turno. Il corpo non deve appoggiarsi sul manubrio poiché il suo peso deve essere trasmesso il più completamente possibile alla pedivella, nel punto forte. La concatenazione di questi gesti diventa rapidamente naturale, quando se ne é presa chiaramente coscienza.
L'arte di scalare di Bernard Hinault
…. Si detto che metto rapporti troppo alti in Montagna. Non è cosi, perché scelgo i miei rapporti in funzione del ritmo della pedalata che ritengo opportuno. Al di sopra mi sfiato troppo presto, al di sotto le masse muscolari sono troppo contratte e il sangue non passa più. Un buon ritmo, per me, quando arrampico è compreso tra 70 e 90 pedalate al minuto. Non modifico la mia posizione, salvo allargare le braccia il più possibile per respirare meglio. Metto dunque le mani sulle leve dei freni, a lato, oppure sulla parte superiore del manubrio, il più possibile verso l’esterno evitando di stringere troppo le dita, perché cerco di evitare ogni contrazione inutile. E’ importante la decontrazione delle spalle, delle braccia delle mani. Se ci si pensa all’inizio, quando si debutta, ciò diventa automatico. Bisogna imparare a sentire quando si è contratti. Un corridore deve addestrarsi da se stesso. Mi accade, come a tutti, di contrarmi sulla bicicletta, ma me ne accorgo subito. Allora tiro un grande respiro e questo mi fa bene. Anche in piedi, sui pedali, lavoro il più possibile in deconcentrazione: tengo il tronco diritto, ed è la bici che passa da sinistra a destra. Sin dai miei inizi ho adottato questo metodo piuttosto che spostare da una parte all’altra della bicicletta la parte alta del corpo come fanno altri corridori. Io ritengo di essere nel giusto. In piedi sui pedali occorre evitare di muovere il corpo in tutti i sensi perché si ha una perdita di potenza e questo vale anche per gli scatti. Sono le gambe che lavorano, non il corpo che discende e poi risale. Ho rivolto spesso questa osservazione ai miei compagni di squadra, perché amo trasmettere ciò che ho imparato quando sono sicuro si avere ragione...
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